Storia di Terni



La città, posta in una pianura alluvionale tra il fiume Nera e il torrente Serra, vide il suo territorio abitato già nell'età del bronzo e del ferro, come testimoniano numerosi rinvenimenti.
La prima presenza umana è datata al X secolo a.C.
Alcune sommità che circondano la piana di Terni erano disseminate di piccoli insediamenti posti fra i 700 e i 1000 metri di altezza, non tutti a scopo abitativo, di cui il più importante è il sito fortificato di S. Erasmo di Cesi, databile almeno al V secolo a.C.
L'origine della città viene fatta risalire al 672 a.C., come si evince da un'iscrizione latina di età tiberiana. Il nome Interamna ha fatto pensare che il Nera e il Serra e le loro derivazioni circondassero la città, costituendo una difesa naturale. Il nome Interamna si è poi evoluto in Teramna, Terani e infine Terni.
Le fonti classiche non citano quando Terni entrò a far parte delle strutture amministrative romane. Nel 290 a.C., M. Curio Dentato promosse la costruzione della Via Curia, collegando Terni a Rieti e, nel 271 a.C., realizzò il taglio del costone delle Marmore, per facilitare il deflusso delle acque del Velino nel Nera.
Alla fine del II secolo a.C. sono databili alcuni lavori di riassetto del ramo orientale della via Flaminia, che collegava, e collega, Narni a Spoleto, per riallacciarsi all'originario tracciato della consolare all'altezza di Forum Flaminii, poco a nord di Foligno.
Nel periodo dell’impero con la sistemazione amministrativa dell'Italia, Interamna fu iscritta alla tribù Clustumina.
Si colloca nel periodo fra la fine del I secolo a.C. e la prima metà del I secolo d.C. la strutturazione definitiva della Terni romana: furono edificati templi, il teatro, due terme e l'anfiteatro.
Nel 193 L. Settimio Severo, già acclamato Imperatore dalle legioni d'Illiria, incontrò ad Interamna una delegazione senatoriale, che gli si fece incontro per riconoscergli formalmente l'autorità imperiale.
Nel 253, nei pressi di Interamna, trovò la morte, ad opera dei suoi stessi soldati, l'imperatore V. Treboniano Gallo e suo figlio G. Vibio Volusiano, che si apprestavano a combattere contro le legioni dell'usurpatore M. Emilio Emiliano, acclamato imperatore dalle truppe della Mesia.
La diffusione del Cristianesimo è databile al IV secolo, con la costruzione di un’area cimiteriale che sorge su una necropoli pagana, alla sommità di un colle poco a sud della città, lungo la via Interamnana.
Il luogo principale di culto fu costruito all'interno delle mura cittadine, a ridosso dell'anfiteatro, nel luogo dove ora sorge la cattedrale e fu dedicato inizialmente a S. Maria Assunta.
La posizione centrale di Interamna e le sue vie di comunicazione videro i continui movimenti di armati da nord a sud viceversa per tutto il tardo Impero e nel corso delle invasioni barbariche.

Durante la guerra gotica, nel 537 Vitige, dopo aver rinunciato all'assedio di Narni, tenuta dai Bizantini di Bessa, condusse il suo esercito a Roma, attraverso la Sabina, percorrendo la via Interamnana.
Se Terni rimase in mano a Belisario non è dato di sapere; ammesso che lo fosse, Totila, nel 544 riconquistò la piazzaforte bizantina di Spoleto e procedette al sistematico recupero del dominio sulla Via Flaminia, itinerario obbligato per gli aiuti di Bisanzio a Roma, tramite Ravenna o le Alpi Giulie.
Un percorso analogo fu fatto nel 551 da Narsete, che riconquistò la Tuscia fra Perugia, Spoleto e Narni.
Ma la conquista più significativa fu quella longobarda, avvenuta ad opera dei Duchi di Spoleto alla fine del VI secolo e compiuta già al tempo di Autari. Terni assunse il carattere di città di frontiera, trovandosi a poca distanza da Narni bizantina, posta a guardia della via Flaminia, nel suo tratto occidentale. Sebbene il limite esatto fra le due aree nemiche sia molto difficilmente identificabile, si ritiene che esso fosse compreso fra la consolare Flaminia, nel suo percorso più antico, in mano ai Bizantini e la via Interamnana, in mano ai Longobardi, che la utilizzarono per l' occupazione della Sabina occidentale, fino a Farfa.
Proprio come città di frontiera Terni vide nel 742 il solenne incontro di Liutprando con Papa Zaccaria, in seguito al quale il re longobardo fece atto di rinuncia al possesso dei castelli occupati in quell'anno, compreso Narni, definendo un nuovo assetto territoriale del suo Regno nell'Italia Centrale.
È probabile che proprio Liutprando abbia costituito, a Terni, in quell'occasione o poco prima, un gastaldato, per riaffermare, anche contro le spinte centrifughe dei Duchi di Spoleto, il potere regio su questa parte di territorio del Regno.
Durante la prima fase del dominio longobardo la diocesi ternana fu soppressa da Gregorio Magno, forse più per mancanza di fedeli che per riduzione della popolazione e fu assorbita da quella di Narni.
Il passaggio ai Franchi non mutò radicalmente la situazione, poiché Terni continuò a dipendere dal Ducato di Spoleto, pur essendo sede di un comes.
La diocesi alla fine dell' VIII secolo fu annessa a quella di Spoleto, ristabilendo, così, ma a favore del Regno, un'anomalia istituzionale.
Proprio per questo motivo il Papato e la diocesi narnese non smisero mai di rivendicare la sovranità su Terni, facendosi forti della Promissio Carisiaca e dei capitolari successivi, che affermavano la volontà dell'Impero di restituire Narni al Papa.
La questione sembrò schiarirsi nel febbraio del 962 quando Ottone I di Sassonia all'interno di un suo notissimo privilegium, fra i numerosi provvedimenti, riconobbe al Papa, Giovanni XIII della Famiglia dei Crescenzi, veri e propri feudatari del narnese, il possesso di Teramne con tutte le sue pertinenze.
La cosa non ebbe seguito, probabilmente per le resistenze dei duchi e dei vescovi di Spoleto, e soltanto la decisa opera di annessione dell'intero Ducato di Spoleto, da parte di Innocenzo III, nel 1198, riuscì a fare di Terni un pezzo del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia.
Nel 1174 le soldataglie del vescovo Cristiano di Magonza la presero e la distrussero con l'accusa di non pagare le gabelle dovute.
Nel 1218, Onorio III ricostituì il Capitolo Cattedrale nella chiesa di S. Maria Assunta, ma dotandola di una competenza territoriale molto esigua, esposta alle rivendicazioni di Narni, da una parte e di Spoleto, dall'altra.
Quando Terni entrò a far parte del potere temporale dei Papi era già un Comune, con la magistratura dei due consoli e il Parlamento, ma con una storia di lotte per la stessa sopravvivenza.
Al momento in cui gli fu restituita la diocesi, Terni ebbe anche il Podestà e il Capitano del Popolo, apparentemente in anticipo di qualche decennio rispetto ad altri comuni umbri.
Nel giugno del 1241 Terni si sottomise spontaneamente a Federico II, che la individuò, forse per le sue vie di comunicazione con Roma, come base della sua presenza nell'Italia Centrale nel conflitto che lo oppose, nel 1244, al Papa Innocenzo IV e come sede, nel 1247, della dieta che avrebbe dovuto ridisegnare l'assetto amministrativo e politico dell'Italia .
Ma con la morte del sovrano Terni tornò all'obbedienza papale, anche se lo fece molto tardivamente, nel 1252.
Nel 1294 il Comune si dotò di una nuova carica, i 'quattro di credenza' o difensori del Popolo e nel 1307 dei Priori.
Durante la cattività avignonese continuò la resistenza al potere papale e, schiacciata fra due fortissimi Comuni, come Spoleto e Narni, fu costretta ad allearsi con Todi, che nominò fra il 1338 e il 1354 sette Podestà su dieci.
Nel 1354 si sottomise al legato Papale, il cardinale Egidio Albornoz.

Alla fine del XIV secolo cadde sotto la signoria di Andrea Tomacelli, uno dei fratelli di Bonifacio IX, che ne fece una rocca di resistenza contro le mire espansionistiche dei Visconti.
Fra il 1408 e il 1415 fu occupata dalle truppe di Ladislao I d'Angiò, che la sfruttò per le sue operazioni contro Spoleto.
Nel 1416 fu soggetta alla signoria di Braccio da Montone, ma nel 1420 i mercenari al soldo di Martino V la ricondussero sotto il potere papale.
Le due occupazioni, nel 1434 e nel 1448, da parte delle truppe di Francesco Sforza, furono soltanto sporadici episodi nel contesto della guerra per la supremazia fra Firenze e Milano.
Fra il 1444 e il 1448, prima Eugenio IV, poi Niccolò V modificarono gli statuti comunali ed introdussero a Terni, come in altre parti del Patrimonio, il Governatorato, dando così un'impronta accentratrice all'ammnistrazione pontificia.
Nel luglio del 1527 Terni accolse con favore i Lanzichenecchi, di ritorno dal sacco di Roma, e si schierò poco dopo con i Colonna nella lotta che oppose Paolo III a gran parte della nobiltà dello Stato, refrattaria ad accettare l'autoritarismo della Curia.
In questo periodo si ebbero anche guerre intestine tra nobili e borghesi, che culminarono nel sanguinoso episodio del 25 agosto del 1564, in cui avvenne la strage dei nobili ad opera della fazione dei Banderari, soffocata dalla repressione del commissario apostolico, il cardinale Monte Valenti, inviato da papa Pio IV.
La durezza della repressione fu proporzionale alla volontà del Papa di imporre una volta per tutte la sua autorità.
Iniziò un'epoca di circa due secoli, in cui Terni, avendo perduto una sua precisa identità, trovò in Roma un punto di riferimento.
Gli Aldobrandini e i Barberini furono per molti anni nel corso del XVII secolo patroni della città: ternani, come Francesco Angeloni, si recarono a Roma e si legarono a queste due famiglie.
Importanti personaggi dell'arte e della cultura approdarono, da Roma, a Terni: Antonio da Sangallo il Giovane per dirigere i lavori della cava paolina alla Cascata delle Marmore e proprio a Terni trovò la morte; Jacopo Barozzi da Vignola e Carlo Fontana per la riedificazione del Ponte Romano, Carlo Maderno per la cava clementina e Girolamo Troppa come decoratore di ville e palazzi cittadini.

Alla vigilia dell’era napoleonica Terni faceva parte della Delegazione di Spoleto, contava poco più di 8000 anime, di cui il 40% era distribuito nelle campagne ed il resto nel contesto cittadino.
La diocesi vantava 17 parrocchie con 80 chiese e 10 case religiose, tanto che il clero rappresentava una consistente porzione del tessuto sociale, aveva in mano le scuole ed era titolare di gran parte degli enti di pubblica utilità. L'agricoltura, gestita con i contratti a mezzadria, si basava soprattutto sulle colture arboricole, in particolare l' olivo.
Fra le industrie, che sfruttavano i numerosi corsi d'acqua della città, c'erano una segheria idraulica aperta dal 1715, una ramiera inaugurata nel 1730 e una ferriera, la cui concessione alla Famiglia Gazzoli fu rilasciata nel 1794.
Il sonno di questa piccola comunità fu bruscamente interrotto il 16 febbraio del 1797, quando il generale Louis Alexandre Berthier da Spoleto dettò le condizioni di resa all'Armata Francese.
Nel marzo dello stesso anno Terni fu dichiarato Municipio cantonale urbano appartenente al Dipartimento del Clitumno, con capoluogo Spoleto. Geograficamente si trovava a poca distanza del confine fra il territorio della Repubblica Romana, termine con cui fu ridenominato il vecchio Stato Pontificio, in mano ai francesi, e il Regno delle due Sicilie, nelle mani dei Borbone di Napoli.
Una sollevazione popolare contro gli occupanti ed un vano tentativo di reprimerla precedettero soltanto di poche settimane l'arrivo, il 14 agosto del 1799, delle truppe austro-russe del generale Gerlanitz, che di fatto pose fine alla breve esperienza napoleonica.
Furono ben presto ristabilite le Magistrature comunali precedenti, ma, nonostante una sostanziale fedeltà alla Chiesa, rimaneva forte il bisogno di ridimensionare la presenza del clero nelle vicende civili.
Nel febbraio del 1831 Terni accolse le avanguardie dell'esercito del generale Sercognani che scendeva dalle Legazioni e dalla Marca, deciso a dirigersi su Roma ed entrò a far parte del territorio delle 'Province Unite', formalmente distaccatosi dal resto dello Stato Pontificio.
Per circa un mese le truppe raccogliticce dei rivoltosi usarono Terni come base per le imprese contro Rieti e Civita Castellana, ma la resistenza papalina, il mancato aiuto della Francia e la reazione dell'Austria, che nel frattempo aveva ripreso le Legazioni, indussero Sercognani ad abbandonare l'impresa.
Il ritorno di Terni al Papa fu immediato e ne seguì un periodo di relativo benessere: nel 1842 fu ammodernata la ferriera, nel 1846 fu inaugurato un moderno cotonificio, arrivò la ferrovia che la collegava a Roma e ad Ancona.
L'esperienza della Repubblica Romana, del 1848, segnò l'inizio di una svolta politica: al contrario dei moti del 1831, l'adesione popolare fu piuttosto consistente, tanto che Terni fu individuata come sede del 'Corpo di osservazione degli Appennini'.
Ma nel luglio di quell'anno anche questa breve fase di liberazione dal giogo pontificio si esaurì.
Alcuni ternani seguirono Giuseppe Garibaldi che scappava verso la Romagna; uno di essi, Giovanni Froscianti, diventerà uno dei suoi più fidati collaboratori.

I nuovi sentimenti popolari di chiara ribellione al potere papale, alimentati soprattutto dai mazziniani, sfociarono in dimostrazioni contro la tassa sul macinato nel 1850 e contro la tassazione delle attività artistiche ed artigiane nel 1852.
Il 20 Settembre 1860 i bersaglieri piemontesi del colonnello Brignone entrarono a Terni, attraverso la Porta Spoletina e vi rimasero, poiché Terni diventò sede del comando della XV divisione.
Il Plebiscito che seguì e formalizzò l'annessione al Regno d'Italia vide 1 solo voto contrario a fronte di 3461 voti favorevoli.
La sua posizione di città di confine fra il Regno d'Italia e lo Stato Pontificio la fece diventare ben presto la base di appoggio per le iniziative politiche e militari tese alla liberazione di Roma.
Fra il giugno e l'ottobre del 1867 partirono da Terni vari tentativi in questo senso; prima quello di un centinaio di patriotti ternani, poi quello di Menotti Garibaldi , che riuscì a prendere Montelibretti, l'impresa di Enrico e Giovanni Cairoli, che fu fermata dai papalini a Villa Glori e il tentativo di Giuseppe Garibaldi, che svanì a Mentana.
Nel Museo nazionale di Mentana sono presenti tra gli altri divisa, berretto e medaglie del ternano Anselmo Massarelli nato nel 1844, uno dei Mille presente con Garibaldi anche a Bezzecca nel 1866.
Quello che non poterono i volontari garibaldini e mazziniani lo fecero la diplomazia e le truppe del generale Raffaele Cadorna, che il 6 Settembre 1870 organizzò a Terni il suo quartiere generale, mentre le truppe del IV Corpo d'armata piemontese prendevano posizione ai confini; in città fu organizzato un ospedale militare e il necessario per il vettovagliamento giornaliero dei soldati, tramite ferrovia.
L'11 settembre 1870 Cadorna lanciò il Proclama con cui iniziava la campagna di guerra; il 20 settembre, esattamente dieci anni dopo l'entrata a Terni, i bersaglieri sabaudi varcavano Porta Pia.
Dopo l'annessione al Regno d'Italia, la volontà del Ministero della Guerra, del Commissario per l'Umbria, Gioacchino Napoleone Pepoli e degli amministratori locali di fare di Terni un centro industriale e militare portò all'edificazione della 'Fabbrica d'Armi' nel 1875 e alla 'Società degli Altiforni e Fonderie di Terni', nel 1881, su iniziativa di un imprenditore belga, Cassian Bon e di Vincenzo Stefano Breda, destinata alla produzione di corazze per le navi da guerra.
Nel 1884 il romano Angelo Sinigaglia acquistò ed ammodernò la ferriera; nel 1885 il genovese Alessandro Centurini iniziò la costruzione di un lanificio e jutificio; nel 1890 il torinese Antonio Bosco costruì uno stabilimento per la produzione di attrezzi agricoli; nel 1896 si costituì la 'Società Italiana del Carburo di Calcio, Acetilene ed altri Gas', che gestiva non solo stabilimenti per la produzione del carburo di calcio ma anche centrali idroelettriche.
Terni fu la quarta città italiana, in ordine di tempo, ad avere l'illuminazione pubblica ed elettrica.
All'inizio del XX secolo Terni era fra le prime città industriali italiane.

Il nuovo secolo iniziò con una progressiva affermazione delle iniziative industriali: la 'Società degli Altiforni, Fonderie e Acciaierie di Terni' acquisì tutte le centrali idroelettriche esistenti , brevettò metodi di fusione delle corazze derivati dal sistema Krupp, dismise i vecchi convertitori ed installò i più moderni Martin-Siemens, di cui brevettò una variante denominata 'Martin-Terni', che si diffuse in tutta la siderurgia mondiale dell'epoca.
Durante la Prima Guerra Mondiale cominciò la produzione, oltre che delle corazze per le navi da battaglia, anche di componenti dei cannoni e dei proiettili, almeno fino all'apertura degli stabilimenti Ansaldo di Genova.
La 'Fabbrica d'Armi' produceva armi di vario tipo, fra le quali il fucile Carcano Mod. 91, che equipaggiò l'esercito italiano per molti anni: durante il primo conflitto mondiale raggiunse la produzione di duemila fucili al giorno.
La 'Bosco' si affermò nelle costruzioni per i rimessaggi aeronautici e nel 1924 iniziò la costruzione di manufatti metallici, come idroestrattori, autoclavi e bollitori.
Nel 1927 il 'Lanificio e Jutificio Centurini' era, per dipendenti e produzione, il secondo opificio italiano del settore; nel 1910 il 'Tipografico Alterocca' imetteva sul mercato il 30% delle cartoline illustrate che si stampavano in Italia.
La presenza degli operai nel tessuto sociale cittadino fu enorme, se si considera che questa categoria costituiva, all'inizio del secolo, il 70% della popolazione residente.
Nel 1901, dopo le leggi Pelloux, fu ricostituita la 'Camera del Lavoro'. Nelle elezioni politiche del 1919 i socialisti riscossero una maggioranza del 71%. Nonostante nel 1921 vi operassero circa cinquecento Arditi del Popolo, Terni rimase l'unico comune umbro ad amministrazione socialista fino al 17 Ottobre 1922.
Sotto la spinta politica del PNF l’ Acciaieria 'Terni', come era più brevemente chiamata, finanziò, soprattutto negli anni 30, la costruzione di alloggi per gli operai, fino ad interi quartieri, perfino di due chiese; oltre al dopolavoro istituì gli spacci aziendali, promosse i circoli associativi, dotò la città di strutture sportive e ricreative.
La concessione dello sfruttamento dell'intero sistema idrico Nera-Velino e le notevoli commesse militari spinsero la 'Terni' ad essere uno dei maggiori gruppi industriali italiani: entrata nell' IRI nel 1933, oltre a sfornare acciaio, produceva in un anno circa un miliardo di kilowattora di energia elettrica dalle centrali del sistema dei fiumi Salto e Turano nel Lazio, e del Vomano in Abruzzo; produceva in esclusiva, negli stabilimenti chimici di Nera Montoro, l'ammoniaca secondo il processo Casale, carburo di calcio e composti azotati nel nuovo stabilimento di Papigno.
In quegli anni si aggiunse un'altra iniziativa industriale, in parte sostenuta dalla 'Terni', la SIRI, 'Società Italiana per le Ricerche Industriali', specializzata nella elaborazione di brevetti per l'industria chimica, soprattutto nella produzione dell'ammoniaca, del metanolo, e nella chimica degli idrocarburi.
Nel 1927 la 'Società Umbra Prodotti chimici', modificatasi poi in 'Viscosa Umbra', iniziò la produzione di solfuro di carbonio.
Nel 1939 fu costruito lo stabilimento della 'Società Anonima Industria Gomma Sintetica' (SAIGS), su iniziativa dell'IRI e della Pirelli, per la sintesi del butadiene dal carburo di calcio.
Nel 1943, con l'apporto di molti operai, fu costituita la brigata partigiana 'Antonio Gramsci', che durante la Resistenza operò sull'Appennino umbro-marchigiano.

Nodo industriale di primaria importanza, Terni fu oggetto di oltre cento bombardamenti da parte degli Alleati durante la loro campagna di guerra in Italia: l' 11 agosto del 1943 un bombardamento aereo, senza che l'UNPA facesse in tempo a lanciare l'allarme, provocò un numero elevatissimo di vittime, quasi tutte civili, e la distruzione di gran parte degli edifici.
Gli inglesi del generale Alexander entrarono in città il 13 Giugno del 1944.
Per questi motivi Terni è stata insignita della Croce di Guerra al Valor Militare.

Le dismissioni belliche risultarono deleterie per l'acciaio ternano: fra il 1947 e il 1952 furono licenziati quattromila e settecento lavoratori.
Tuttavia, la capacità produttiva e le competenze delle maestranze sopravvissute alla guerra permisero di recuperare tutto il sistema idroelettrico e di ampliarlo con la costruzione di nuove centrali sul Nera e sul Tevere; fu installata una linea diretta con Genova per l'alimentazione del nuovo stabilimento siderurgico dell'Ilva di Cornigliano.
Ma nel 1962, con l'istituzione dell'ENEL, tutte le fonti energetiche della società ternana furono nazionalizzate.
Seguì , a breve, lo scorporo delle altre attività: l'elettrochimico di Nera Montoro fu ceduto all'Anic, nel 1967 lo stabilimento di Papigno passò all'ENI; le attività siderurgiche furono incorporate nella Finsider.
La stessa produzione dei manufatti in acciaio rimase di secondo piano, poiché tutte le iniziative industriali emergenti, come l'elettronucleare, furono boicottate dall 'IRI, che dirottò le produzioni su altri impianti, nonostante Terni eccellesse anche nella ricerca siderurgica: basti pensare alla scoperta dell' 'effetto Terni', cioè al paradosso dell'aumento di temperatura di grossi pezzi fusi, quando sono sottoposti al raffreddamento in acqua.
Negli anni 50 fu chiuso lo stabilimento della Viscosa, nel 1970 cessò l'attività il 'Lanificio e Jutificio Centurini' e nel giugno del 1985 chiuse i battenti la SIRI, nonostante i grandi successi industriali degli anni 50.
Nel 1949 la SAIGS fu ceduta alla Montecatini, che ricovertì gli impianti per la produzione dei polimeri sintetici.
Nel 1960 iniziò la produzione del meraklon , seguita dal montivel e dal moplefan, tutto materiale progettato e sintetizzato nei laboratori di ricerca dello stabilimento, dove operò anche Giulio Natta. La ragione sociale di tali attività chimiche divenne Polymer.
Agli inizi degli anni '70 lo stabilimento fu suddiviso in varie subunità, imperniate sul polipropilene in granuli, fiocco, film, filo.
La 'Fabbrica d'Armi', pur subendo un inevitabile ridimensionamento dopo il secondo conflitto mondiale, con la denominazione di 'Stabilimento Militare Armamento Leggero', ha continuato ad essere uno dei siti nazionali per la manutenzione delle armi dell'esercito italiano e della NATO.
La riconversione di alcuni impianti industriali, dopo gli anni 80, non è stata meno importante: la vecchia società 'Terni', sotto la denominazione di 'Acciai Speciali Terni', un insieme di attività siderurgiche ad alta specializzazione, è stata acquistata nel 1994 dalla multinazionale tedesca Thyssen Krupp, l'area della 'Bosco' ospita il 'Centro Multimediale', lo stabilimento di Papigno è stato riconvertito a studios cinematografici e museo, l'ex SIRI è stata destinata al terziario.
Negli ultimi quindici anni, Terni è diventata una città-cantiere: dai primi anni novanta non si sono fermati i lavori che via via stanno portando ad un radicale cambiamento del centro cittadino, imperniato sui "tre centri storici" del Quartiere Clai come centro della città romana, del Quartiere Duomo come centro della città medioevale e dell'asse Piazza Europa, Piazza della Repubblica, Corso Tacito come centro della città moderna.
Nel gennaio 2006 sono iniziati i lavori, con quasi venti anni di ritardo (il progetto preliminare era infatti del 1987), di Corso del Popolo, dove al posto di un terrapieno adibito a parcheggio sorgerà un centro direzionale, un moderno parking multipiano interrato, edifici residenziali e un parco che farà da continuum tra i Giardini della Passeggiata e il Fiume Nera.

La città nel secondo dopoguerra ha avuto una forte espansione sviluppandosi su quattro assi a raggiera intorno al nucleo centrale e ponendo al nuovo piano regolatore Ridolfi, e sue succesive varianti, il problema della vivibilità delle periferie e del loro collegamento con il resto della città.
La viabilità ha dovuto superare l'antico schema dell'unico asse preferenziale della Flaminia, contestualizzando i progetti in un ambito interregionale, come la direttrice Rieti-Terni-Civitavecchia, la SS 3 bis e la piattaforma logistica, ancora non realizzata, tutte essenziali per le industrie del ternano.


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